Attacco Ufo all’US. Army: Il caso Francis P. Wall

Articolo di Andrea Raito

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5/7/202511 min read

Recentemente, alcuni media e social hanno riportato con enfasi la notizia di un documento CIA relativo a un presunto attacco extraterrestre subito da truppe russe, in addestramento in Siberia, verificatosi presumibilmente tra fine anni ’80 e inizio ’90. Benché dell’evento non si abbiano ulteriori dati, il file declassificato, oltre che confermare il profondo interesse della Central Intelligence Agency per gli UFO, tanto da raccogliere ogni sorta di informazione in merito, mostrerebbe l’attenzione particolare alle possibili manifestazioni “ostili” del fenomeno. In merito a quest’ultimo aspetto, nel corso dei decenni, tanti “insider”, ex militari o funzionari d’intelligence come Luis Elizondo e David Grush, per citarne un paio dei più attuali, hanno posto l’accento sulle non sempre benevole interazioni fra esseri umani e presunte “intelligenze non umane”. Su questo aspetto controverso del fenomeno UFO esiste una nutrita casistica che ha visto come protagonisti non solo civili, ma anche reparti militari impegnati in combattimento, come uno straordinario e poco conosciuto incidente, verbalizzato per la prima volta dal CUFOS (Center for UFO Studies fondato da J.A. Hynek) nel 1987, ma verificatosi ben 36 anni prima in estremo oriente.

Nel marzo 1951, durante la sanguinosa Guerra di Corea, il caporale Francis P. Wall, assieme alla propria compagnia di fucilieri dell’Esercito degli Stati Uniti, si trovava in azione di combattimento nei pressi della piccola città di Ch’Orwon (oggi Corea del Nord), a circa 60 miglia a nord da Seul che, all’epoca, era stata da poco riconquistata dalle forze militari internazionali, riuscite a far arretrare l’esercito cinese.

Dopo aver fatto evacuare gli abitanti in un villaggio vicino, l'unità di Francis iniziò a bombardare l'area con l'artiglieria. Improvvisamente, nonostante il caos prodotto dalla caduta dei grossi proiettili, l'attenzione dei soldati americani si spostò sul proprio fianco destro, a est, dove un enorme oggetto discoidale, circondato da un intenso alone di luce arancione, stava fluttuando a pochi metri d'altezza, sul fianco di una montagna vicina , e si dirigeva verso Ch'Orwon sotto intenso bombardamento. I soldati, già incerti e confusi su cosa fosse questo strano velivolo, furono colti dal terrore quando questo si diresse verso le loro posizioni. Spaventato come i suoi commilitoni, Francis ottenne dal proprio ufficiale il permesso di aprire il fuoco sul velivolo che, nonostante la fitta pioggia di proiettili, non solo non risentì minimamente dei colpi ricevuti, ma rispose all'attacco in una maniera mai vista prima.

Mi chiamo Francis P.Wall, e l’evento che sto per raccontare è la verità. Che Dio mi aiuti. Successe tutto all’inizio della primavera 1951, in Corea. Ero con la fanteria dell’esercito. Facevo parte della Compagnia “Easy”, II Battaglione, 27° Reggimento della 25esima Divisione dell’Esercito degli Stati Uniti. Eravamo dislocati in quella che, nelle mappe militari, è conosciuta come “Il triangolo di Ferro”, vicino Ch’Orwon. Noi eravamo sulla sinistra, su di una cresta di una montagna che dava sulla città, o villaggio, o in qualunque modo si voglia chiamare. Era notte. Ci trovavamo sulle pendici della montagna, fra degli anfratti che scendevano verso la sottostante valle, dove c’era il centro urbano coreano, poco più a nord della nostra posizione. Preventivamente, inviammo un uomo al villaggio affinché avvertisse gli abitanti di evacuare, in quanto lo avremmo bombardato con l’artiglieria. Lo facemmo proprio la notte di cui sto parlando. Arrivarono raffiche d’artiglieria che esplosero pesantemente sul villaggio. Mentre i proiettili si abbattevano, improvvisamente, sul nostro fianco destro, apparve quella che sembrava una “Jake-Lantern”, che stava discendendo lungo la montagna. Inizialmente nessuno badò all’oggetto…Questa cosa stava continuando a scendere giù, verso il villaggio bombardato dall’artiglieria…e questa “cosa” era talmente veloce che riusciva ad arrivare proprio al centro delle esplosioni, come se riuscisse a prevedere dove sarebbero caduti i colpi, il che era impossibile…Tuttavia, pur muovendosi al centro di queste raffiche d’artiglieria, qualunque cosa fosse quest’oggetto, riusciva a rimanere illeso. Non riesco a ricordare esattamente quanto durò tutto questo…Potrei dire che osservammo questa cosa per 5 minuti o per un’ora… quel che è certo è che questo oggetto volava dentro e fuori le esplosioni d’artiglieria. Ma poi questo cominciò a dirigersi verso la nostra direzione…E’ difficile stabilire quanto fosse grande…non c’era modo di compararlo a qualcosa, ma pulsava…la luce che emetteva pulsava, e questa cambiò dall’essere arancione al blu-verde brillante quando si avvicinò a noi. Venne a librarsi sopra di noi, forse a 30/50 piedi sulle nostre teste. Appena si avvicinò, chiesi e ricevetti il permesso dal tenente Evans, nostro comandante di Compagnia dell’epoca, di aprire il fuoco su quell’oggetto, cosa che poi feci con un fucile M-1 dotato di proiettili perforanti…e lo colpii. (L’oggetto) Doveva essere metallico, perché potei sentire l’impatto del proiettile su di esso. Ora…perché ero convinto che un proiettile (di fucile) potesse danneggiare il velivolo quando delle esplosioni di artiglieria non vi erano riuscite? Non lo so…a meno che non avesse abbassato il proprio “campo protettivo” attorno…o qualunque altra cosa avesse. Ma anche dopo il mio sparo non subì alcun effetto nonostante l’avessi centrato in pieno. Accadde così…il mio colpo riuscì a prenderlo perché, in quell’istante, le difese erano state abbassate per un po' per poi, subito dopo, essere rialzate nuovamente. E dopo che lo fece, null’altro poté colpirlo. Perché, nonostante tutto quello che gli sparammo contro, non vi fu altro suono simile a quello del primo colpo…come se i nostri proiettili non riuscissero ad entrare in contatto con la sua superficie. Così, poco dopo, l’oggetto inizio come ad “impazzire”…e la sua luce si accese e si spense…poi si spense completamente, una sola volta e per poco tempo. L’oggetto si mosse in modo irregolare, da un lato all’altro, come se stesse per schiantarsi al suolo…e poi sentimmo un suono che non avevamo mai sentito prima. Il suono di…come di locomotive che si mettevano in moto. Era un suono profondo, come se (l’oggetto) si stesse caricando, come se stesse cercando di riprendersi dall’impatto…e poi venimmo ATTACCATI!

Penso possa dirsi così… Ad ogni modo, venimmo travolti da una qualche sorta di raggio emesso ad impulsi, con onde che potevano essere viste solo quando puntavano direttamente contro di noi. Vale a dire, come fa un riflettore quando, muovendosi attorno, mostra i suoi segmenti di luce puntando direttamente su di te. E quando questa cosa ci colpì, potevi avvertire la sensazione di bruciore e formicolio in tutto il corpo, come se qualcosa ti stesse penetrando…e così, il comandante di Compagnia, il tenente Evans, ci trascinò immediatamente nei nostri bunker…Non sapevamo cosa sarebbe successo, eravamo spaventati… - questi bunker erano rifugi sotterranei con spioncini per osservare e da cui sparare al nemico – Quindi, ero nel mio bunker con un altro uomo e stavamo spiando questa “cosa”… stette sospesa sopra di noi per un po' e poi illuminò tutta l’area con la luce di cui ho parlato … e poi la vidi schizzare via, con un angolo di 45°, verso ovest…Così velocemente… . Prima era lì e poi sparì velocemente. E fu come se tutto fosse finito lì… Ma tre giorni dopo, l’intera Compagnia venne evacuata con le ambulanze che furono costrette a muoversi su percorsi accidentati pur di recuperarla per intero. Gli uomini erano troppo deboli per camminare e soffrivano di dissenteria…e, successivamente, quando i medici poterono visitarli, gli venne riscontrato un livello estremamente alto di globuli bianchi a cui gli stessi medici non seppero dare alcuna spiegazione.

Ora, tra i militari, specialmente nell’Esercito, è buona abitudine stilare ogni giorno un rapporto sulle attività, un rapporto di Compagnia. Bene, avemmo una discussione su questo…Come dovevamo comportarci su questa vicenda? Dovevamo o no scrivere il rapporto?... Consensualmente, tutti, decidemmo di non farlo perché ci avrebbero rinchiuso tutti quanti pensando che fossimo dei pazzi. A quel tempo non si era mai sentito parlare di UFO e non sapevamo cosa fossero…E ancora no so cosa fosse quella “cosa”…”.

FRANCIS P. WALL

Immediatamente dopo l’incontro ravvicinato, Francis e dozzine di altri uomini della sua unità iniziarono a soffrire di forti mal di testa, nausea e dissenteria. Francis vomitò continuamente per diversi giorni e stette in queste condizioni per settimane, manifestando inappetenza unita ad un’irrefrenabile sete, mostrando cioè un quadro clinico del tutto simile a chi aveva subito un avvelenamento da radiazioni.

Dopo essersi ripreso dall’incidente, Francis sopravvisse alla guerra e fece ritorno a casa, nel North Carolina. Venne congedato con onore dall’Esercito un anno dopo lo straordinario episodio, nel 1952. Quando riabbracciò i familiari pesava 62 Kg avendone persi ben 20 da quando aveva avuto a che fare con quella “cosa”. Francis ebbe modo di raccontare che faticò non poco, negli anni seguenti, a riacquistare il proprio peso forma. E non fu l’unico problema sofferto. Continuò infatti a soffrire di frequenti e acuti mal di testa, tanto da costringerlo più volte a essere ricoverato in ospedale. Tuttavia, nessun medico fu in grado di capire a cosa fossero ascrivibili tali malesseri ai quali, poco dopo, si aggiunsero disorientamento e perdita di memoria; Francis ha raccontato, per esempio, di aver sofferto di un totale vuoto mnemonico sui tre giorni vissuti durante un ricovero ospedaliero che riuscì a ricostruire solo grazie alla lettura della cartella clinica.

L'incredibile storia fin qui riportata è stata scoperta e ascoltata per la prima volta da John Timmerman, il project manager delle mostre fotografiche del CUFOS, incontrato durante un evento, a cui Francis Wall decise di raccontare la sua incredibile vicenda per liberarsi dell'enorme peso che gravava su di lui da decenni. Quando Timmerman raccolse, sbalordito, la straordinaria testimonianza, chiese a Francis se l'avesse mai raccontata a qualcun altro prima di allora, e l'ex militare rispose ridendo: "Sì, la raccontai a mia moglie e ai miei figli... La raccontai a loro molte volte da quando feci ritorno dalla Corea... Ma sai come funzionano queste cose, no?... Loro rispondevano: "AHAHAHAH!" e continuavano a farlo ogni volta, e tutto finiva così". Poco tempo dopo, Francis venne contattato dal noto ufologo Richard F. Haines per un'intervista che si svolse il 10 maggio 1989, due anni dopo l'incontro tra l'ex militare e Timmerman. Tutte le informazioni raccolte dal racconto di Francis vennero inserite nel libro che Haines pubblicò nel 1990, intitolato "Advanced Aerial Devices Reported During the Korean War". Venne fuori che Francis non era solo un veterano della Corea, in quanto aveva già preso parte alla II Guerra Mondiale, nel dicembre 1944 all'età di 18 anni, servendo nella Marina Mercantile fino alla fine del conflitto, nel 1945. Successivamente, si arruolò nell'Esercito, venendo inviato in Corea esattamente cinque anni dopo. Il grado, il numero di matricola e le altre informazioni su Francis furono reperiti da Richard Haines, che le estrapolò dai registri ufficiali dell'unità dell'Esercito in cui Wall prestò servizio, il 27esimo Reggimento di Fanteria "Wolfhound". Venne verificato anche il nome del comandante di Compagnia, il quale in effetti, fu confermato essere quello menzionato da Francis, vale a dire il tenente Dell G. Evans. Evans fu un abile e stimato ufficiale, distintosi sia per le azioni di combattimento che per il comando, per le quali venne decorato con diverse medaglie. Dopo la Guerra di Corea, il tenente fu accolto nell'intelligence militare, dove fece carriera e redisse i nuovi piani di emergenza e difesa per l'US Army; venne congedato col grado di tenente colonnello nel 1970, dopo 23 anni di esemplare servizio.

Il pluridecorato tenente colonnello Dell G. Evans

Tuttavia, nessuna informazione disponibile ha rivelato se Evans abbia mai fatto menzione dell'evento straordinario descritto da Francis. Dell G. Evans morì nel 2004, cinque anni dopo il povero Francis, e qualsiasi tentativo post mortem di contattare i suoi familiari per eventuali ulteriori informazioni sulla straordinaria esperienza in Corea è fallito miseramente, con un no-comment generalizzato che dura tutt'oggi.

Dal momento in cui raccontò per la prima volta ad estranei la propria vicenda, nel 1987, Francis non riuscì mai a indicare il nome di qualche altro commilitone, ancora in vita, che potesse validare la sua versione dei fatti. Molti degli uomini che combatterono con lui morirono durante il conflitto e dei pochi fortunati che tornarono a casa, Francis seppe solo indicarne la provenienza, affermando che gran parte di loro fossero originari della West Coast. A causa di questa difficoltà nel ricordare, Francis portò con sé fino alla fine dei suoi giorni il grande rimpianto di non aver avuto a fianco qualcun altro che potesse confermare quanto di incredibile vissuto.

Qualunque cosa fosse stata vista da quei soldati in Corea, secondo Richard Haines, non poteva essere un velivolo convenzionale appartenente a russi o americani, in quanto le tecnologie dei primi anni’50, per entrambe le parti, erano ancora molto limitate.

Quando a Francis venne chiesto cosa pensasse dell’oggetto avvistato lui rispose con tranquillità e sicurezza: “Un’astronave aliena! Un qualcosa che non avevo mai visto… Penso che queste cose (le astronavi extraterrestri) siano reali.”

Durante successive indagini sul caso, condotte soprattutto per trovare altre informazioni o testimonianze utili che confermassero l’esperienza raccontata da Francis, l’ufologo Haines trovò un altro episodio, accaduto nello stesso periodo e area geografica, che poteva essere in qualche modo collegato indirettamente all’episodio vissuto dall’ex militare: la notte del 10 marzo 1951, l’equipaggio di un B-29 americano in volo operativo a un’altezza di circa 17.000 piedi rilevò, sia strumentalmente che visivamente, un oggetto non identificato a circa 42 miglia dalla città coreana di Chinnamp’O. L’oggetto, inizialmente scambiato dal radarista di bordo per un flare, volava all’incirca alla stessa altitudine del velivolo statunitense ed emetteva dei forti bagliori luminosi inizialmente giallo-rossastri che poi divennero bianco-verdastri. Il velivolo non identificato mantenne per tutto il tempo dell’avvistamento un andamento costante e rettilineo, ma a causa della grande distanza, l’equipaggio non riuscì a stimarne le reali dimensioni né tanto meno la forma; non vennero segnalati fumi o scie posteriori che avrebbero potuto far pensare a un velivolo convenzionale.

L’avvistamento del B-29, registrato sia nel rapporto SMDR-A-5394 dell’USAF, datato 26 marzo 1951, sia all’interno del “Blue Book” come “caso non identificato”, venne ipoteticamente collegato alla vicenda di Francis Wall per tre motivi in particolare: 1) la zona dell’avvistamento, cioè i cieli sopra Chinnamp’O, distante circa 90 miglia da Ch’Orwon; 2) la data del 10 marzo 1951, che richiamava quella espressa orientativamente dall’ex militare; 3) l’oggetto emanava un bagliore luminoso e pulsante che aveva la stessa sequenza cromatica di quella descritta da Wall.

Tuttavia, affermare con sicurezza e sulla base di questi pochi indizi che si trattasse del medesimo oggetto, osservato in due momenti diversi, fu una mera speculazione e Haines lo sapeva, ma, nonostante tutto, provò lo stesso a trovare qualche elemento che potesse confermare la storia di Wall, sia perché ci credeva davvero, sia per donare all’ex militare la serenità che, dal momento del ritorno a casa dalla guerra, gli mancò sempre. Francis dopo quell’incontro ravvicinato in Corea non fu più lo stesso, alternando problemi fisici a quelli di natura psichica. La figlia, Renee Denny, in una delle pochissime dichiarazioni rilasciate sul padre, disse che del genitore aveva solo il ricordo di un uomo segnato dagli orrori della guerra che, fino alla morte avvenuta nel 1999, patì i sintomi dello stress postraumatico, arrivando in alcune occasioni ad aggredire lei, la madre e i fratelli sotto l’effetto di allucinazioni. Tali affermazioni vennero accolte come manna dal cielo da tutti i diffidenti e gli scettici del fenomeno UFO che non si fecero sfuggire l’occasione per screditare il povero Francis e, contestualmente, l’onesto lavoro d’inchiesta di Richard Haines.

Benché a oggi non ci siano stati nuovi risvolti sulla vicenda, derubricare il racconto di Francis a un mero episodio allucinatorio è riduttivo e ingiusto, in primis nei confronti dell'ex militare, che non trasse alcun guadagno dall'essersi esposto direttamente, nonostante le enormi difficoltà già patite. Inoltre, si farebbe un grande torto a tutti quegli aviatori, soldati e ufficiali che ebbero modo di vedere e vivere episodi inspiegabili al di fuori delle condizioni di stress da combattimento, quindi non riconducibili ad allucinazioni e che decisero, con coraggio, di esternarli all'opinione pubblica, incuranti delle conseguenze che avrebbero subito, le stesse che, probabilmente, hanno preferito evitare sia i commilitoni di Wall sia il tenente Evans, il cui silenzio, oltre ai propri meriti, è presumibile gli abbia permesso la lunga e proficua carriera nell'intelligence dell'Esercito. Speculazioni anche queste? Certamente. Ma la storia del fenomeno UFO ha insegnato che il silenzio, soprattutto in ambito militare e d'intelligence, ha sempre pagato molto bene.