“Die Glocke”: arma suprema o UFO ante-litteram?
Articolo di Andrea Raito
CUNCULTUREAPPROFONDIMENTI


“Die Glocke” (la campana, in tedesco) è un presunto progetto segreto sviluppato dai nazisti durante le fasi finali della Seconda Guerra Mondiale, tra il 1943 ed il 1945, un periodo in cui molti scienziati e ingegneri tedeschi presentarono progetti per razzi, aerei a reazione e carri armati di dimensioni e prestazioni straordinarie, noti anche come Wunderwaffen, letteralmente ” le armi della meraviglia” o “armi del miracolo”, su cui Hitler e i suoi fedelissimi ponevano le speranze per ribaltare le nefaste sorti del conflitto.
Ciò che rende però “la Campana” il più intrigante fra gli altri avveneristici progetti è l’alone di mistero che lo circonda, a metà strada fra mito e realtà, nonché la sorte alla fine della guerra. Per quel che si sa, questo strabiliante dispositivo venne costruito in una base segreta conosciuta come “Der Riese”, un complesso sperimentale altamente riservato, sito nella bassa Slesia, Polonia, tra le Montagne Owl e il Castello di Ksiaz.
Questa struttura, costruita circa 300 metri sotto terra da prigionieri e deportati sotto la supervisione di membri della Schutzstaffel (SS), era molto all’avanguardia per i tempi, infatti, oltre che essere autonoma dal punto di vista energetico, ospitava al suo interno alloggi per il personale, alcune piccole fabbriche e ben sette enormi laboratori altamente tecnologici collegati fra loro da reti ferroviarie; secondo alcune fonti, la sua estensione era di oltre 3 chilometri sotto il suolo polacco. A capo della facility e del relativo dipartimento scientifico vi era Hans Kammler, alto ufficiale nazista, a cui venne affidato tale ruolo direttamente da Heinrich Himmler, celeberrimo comandante delle SS e della Gestapo, ricordato anche come il fondatore dell’Ahnenerbe, associazione segreta istituita ufficialmente per effettuare ricerche antropologiche e culturali sulla razza ariana, oggi maggiormente per essere dedita anche a pratiche occulte, esoteriche e pseudo-scientifiche.
In questo luogo tetro e al tempo stesso affascinante, che si potrebbe paragonare per certi versi alla famosa Area-51, le migliori menti scientifiche tedesche diedero letteralmente la vita per lo sviluppo della “Die Glocke”.
Grazie ai pochissimi dati e resoconti testimoniali a disposizione, “La campana”, chiamata così per via della forma, era un dispositivo costituito da due sezioni indipendenti, una superiore alta 5 metri, ed una inferiore e tondeggiante dal diametro di 3m; realizzata usando un non meglio identificato metallo pesante, il manufatto all'esterno era rivestito con un materiale ceramico isolante, simile a quello degli Shuttle della Nasa su cui, oltre a campeggiare la svastica, erano ben visibili dei simboli identificabili con le antiche rune norrene. Si suppone fosse alimentata da uno speciale combustibile liquido chiamato "Xerum 525" o "Serum 525", di color rosso ciliegia, o marrone, molto denso, appiccicoso ed estremamente radioattivo, caratteristica quest’ultima, che determinò la morte di alcuni scienziati che lavorarono al progetto. Non esistendo ulteriori dettagli su questo carburante, le speculazioni si sprecano; lo scrittore Henry Stevens ed altri ricercatori sono del parere che questo liquido fosse il leggendario “mercurio rosso”, una sostanza chimica dal sapore quasi leggendario, con cui, stando ad alcune teorie, i tedeschi volevano produrre delle potenti bombe. Lo “Xerum 525” veniva iniettato in grandi cilindri posti internamente alla “Campana” che, grazie alla corrente elettrica fornita da speciali tubi elettrostatici, attivava un moto contro-rotatorio delle due sezioni del dispositivo. L’enorme energia sprigionata da questo movimento ad alta velocità era in grado di far volare il velivolo ad altezze incredibili, grazie a quello che, per alcuni, poteva essere il prototipo di un motore antigravitazionale. Ulteriori informazioni indicano che l’energia sviluppata dall’attivazione della “Campana”, visibile come un’aurea avvolgente di colore blu-viola, era in grado di espandersi per diversi metri in ogni direzione, causando danni ad animali, alla vegetazione e a coloro che potevano disgraziatamente trovarsi entro la sua portata.
Poiché si narra che i progetti originali della “campana” andarono perduti dopo la distruzione della base di “Der Riese”, nel 1945, restano senza risposta molti quesiti, soprattutto quelli inerenti il suo scopo su cui esistono innumerevoli speculazioni.








Origini e possibili scopi
Proprio perché ancora oggi si fatica ad accettare in toto l’esistenza della “die Glocke”, molte sono le teorie circa le sue potenziali applicazioni. Alcune sono decisamente ardite, mentre altre sembrerebbero avere delle basi storico-scientifiche più solide per essere accettate dall’opinione pubblica.
Alcuni storici del secondo conflitto mondiale sostengono che, in realtà, il progetto era probabilmente volto allo sviluppo di una tecnologia avanzata da applicare ad aerei o sottomarini di prossima generazione; i tedeschi, di fronte alle cocenti sconfitte inflitte dagli Alleati, dotati di una soverchiante superiorità aerea ed una potente Marina, speravano di poter opporre in breve tempo tecnologie più avanzate (come accadde, ad esempio, per il Messerschmitt Me-262, primo aereo a reazione) nella vana speranza , non tanto di arrivare ad una vittoria, ma quantomeno ad un armistizio onorevole.
Purtroppo la mancanza di riscontri oggettivi, schemi tecnici autentici o qualsiasi altra informazione attendibile, ha portato molti ricercatori a valutare anche ipotesi più “trasgressive” circa lo scopo della “Campana”, prendendo spunto dal background esoterico ed occulto nel quale si sviluppò il nazismo. Va ricordato infatti che lo speciale dipartimento dedito alle “wunderwaffen”, guidato da Kammler, era una “costola” dell’Ahnenerbe, come ormai appurato da alcuni documenti ufficiali del III Reich resi pubblici durante la prima decade del 2000. A tal proposito il compianto fisico Axel Stoll, nel suo libro “Hochtechnologie”, ha fornito un’interessante e a dir poco ardimentosa interpretazione della “die Glocke”: studiando quei pochi dati e schizzi progettuali che egli ha dichiarato di aver potuto visionare, ritiene che il dispositivo fosse stato sviluppato dai nazisti per creare dei tunnel spazio-temporali attraverso cui far muovere truppe, velivoli e mezzi corazzati che sarebbero poi stati fatti comparire, improvvisamente e inaspettatamente, ovunque fosse necessario nei campi di battaglia. La creazione di questi wormholes avrebbe permesso ai tedeschi di muoversi a piacimento anche lungo la dimensione temporale, assumendo di fatto un potere senza eguali. In effetti, una macchina del tempo sarebbe stata un'arma straordinaria, l'arma definitiva tanto ricercata, capace di ribaltare l'andamento della guerra. Altri dettali poco noti che indirizzerebbero verso questa ipotesi sarebbero i nomi con cui era denominato questo progetto, vale a dire Kronos ( il titano del tempo, secondo la mitologia greca) e Lanterntrager (Portatore di Luce), oltre a una serie di documenti riservati che facevano menzione di una certa “Porta del Tempo”.




Altra interessante e suggestiva ipotesi, forse la più conosciuta, suggerisce che la “die Glocke” fosse un’astronave costruita grazie alle istruzioni fornite dalla “Società Vril”, una società segreta composta prevalentemente da donne, guidato dall'affascinante medium Maria Orsic. Le “Signore del Vril” avrebbero ricevuto mentalmente tali dettagliate informazioni da quelli che vennero identificati come angeli caduti, o meglio, entità non umane, in contatto da Aldebaran, la stella più luminosa della costellazione del Toro conosciuta anche come "Occhio del Toro" (la parola "Aldebaran" è di origine araba e significa "colui che segue"). La “campana-astronave”, una volta attivata dall’energia libera prodotta dai poteri delle medium in trance, chiamata per l’appunto “Energia Vril”, sarebbe stata in grado di viaggiare nel Sistema Solare; l’intera vicenda, ricca di straordinari episodi, meriterebbe un approfondimento dettagliato, ma non è questa la sede opportuna.






Esiste poi l’ipotesi secondo cui la “die Glocke“ sia stata concepita e realizzata tramite “retro-ingegneria” eseguita sui relitti di uno o più UFO precipitati su suolo europeo e ben prima dell’’ormai celebre “Caso Roswell”. Ci sarebbero, in effetti, due eventi che avrebbero potenzialmente indirizzato i tedeschi all’operazione “Campana”: 1) un probabile e poco conosciuto UFO-crash avvenuto presso la Foresta Nera, a pochi chilometri da Friburgo, nella Germania sud-occidentale, poco prima del secondo conflitto; 2) la requisizione e lo studio di un velivolo non convenzionale e del relativo equipaggio, precipitato in Italia, a Magenta, nel 1933.
Il primo caso, a dire il vero, si basa più su delle dicerie che su dati concreti. Stando a quel che si racconta, i tedeschi avrebbero recuperato un misterioso velivolo precipitato all’interno della Foresta Nera, durante la seconda metà degli anni ’30, la cui foggia e tecnologia venne stabilita essere di probabile matrice extraterrestre. In virtù di tali considerazioni, i militari teutonici decisero di studiarne i meccanismi ed i materiali, cercando al contempo di riprodurli il più fedelmente possibile con i mezzi a disposizione a quel tempo; il progetto era ambizioso, ma se avessero avuto successo niente e nessuno si sarebbe potuto opporre i progetti di dominio del III Reich. Il progetto però non vide immediatamente la luce, infatti, quando scoppiò la guerra, i fondi destinati a questo tipo di ricerca (che avrebbe richiesto tempi molto lunghi) vennero invece indirizzati verso le catene di produzione di massa di mezzi e velivoli convenzionali, rallentando di fatto ogni forma di progresso. Nonostante questo intoppo, i nazisti riuscirono a replicare, in segreto e almeno parzialmente, queste tecnologie esotiche, proponendo concretamente alcuni prototipi, fra cui proprio la “die Glocke”. Purtroppo, come già anticipato precedentemente, il “crash” della Foresta Nera non ha, a oggi, alcun sostegno probatorio rilevante, rimanendo nell’alveo delle leggende nate attorno al nazismo.


Di tutt’altro spessore è la vicenda riguardante l’oggetto precipitato in Italia nel 1933, di cui esistono, con buona pace di tutti, dei documenti ufficiali. Le notizie su quello che sarebbe il primo ufo- crash ufficiale della storia ufologica moderna, è stato reso pubblico per la prima dal dott. Roberto Pinotti, presidente e fondatore del Centro Ufologico Nazionale, grazie alla ricezione di un corposo plico documentale di epoca fascista contenente anche alcuni disegni, nel 1997. Tali documenti, accuratamente analizzati e periziati da professionisti di settore, ne hanno stabilito l’autenticità, rivelando una vicenda a dir poco straordinaria: nel 1933 un oggetto di forma campanulare (o di ghianda), cadde nei pressi di Magenta, vicino Milano. Recuperato in tutta fretta dai militari italiani, venne trasferito segretamente, assieme ai cadaveri dei sui occupanti, presso i capannoni della Siai Marchetti a Sesto Calende. Informato sulla non convenzionalità dell’oggetto, il Duce ordinò l’istituzione del “Gabinetto RS-33” (dove RS stava per Ricerche Speciali e 33 l’anno di fondazione) uno speciale gruppo costituito dalle migliori menti scientifiche italiane che, affidato alla direzione del Presidente della Regia Accademia d’Italia Guglielmo Marconi, aveva il preciso scopo di comprendere ed eventualmente replicarne le tecnologie innovative .
“I resti dell’Ufo, che nei disegni viene descritto come un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata, da cui uscivano luci bianche e rosse, furono portati nei capannoni della Siai-Marchetti a Vergiate, dove rimasero per 12 anni. Così come i corpi dei piloti, conservati in formalina, a lungo studiati. Si sa che erano alti 1,80, avevano capelli e occhi chiari” ha dichiarato Roberto Pinotti in una delle tante interviste rilasciate sulla vicenda. “ Il Duce credette, forse, che sarebbe stato opportuno allearsi con una potenza militare come quella della Germania nazista, capace di produrre un velivolo mai visto prima, piuttosto che averla come nemica” ( Roberto Pinotti La Stampa, marzo 2017).
Le dichiarazioni del Presidente del CUN, hanno suggerito la plausibile ipotesi che il ritrovamento e l’interpretazione di tale oggetto abbia giocato un ruolo importante per l’alleanza italo-tedesca, inducendo altresì a considerare fattivamente la possibilità che tale misterioso mezzo, durante la detenzione presso i capannoni di Vergiate, sia stato esaminato da personale scientifico nazista il quale, dopo aver riportato in patria i dati tecnici raccolti, potrebbe aver dato vita al progetto di sviluppo della “Die Glocke”.
Su dove siano finiti i rottami e i corpi recuperati dall’UFO di Magenta, Pinotti non ha mai avuto dubbi: furono recuperati e trasferiti in patria dagli statunitensi a guerra finita, nel 1945, come recentemente confermato da Luis Elizondo e da Grush al Congresso USA nel 2023. Chiunque volesse approfondire questa intrigante vicenda, potrà farlo leggendo l’ultimo lavoro letterario del dr. Pinotti intitolato “Ufo Italia. Da Mussolini al Pentagono”, edito da Vallecchi Firenze.






Conferme sull’esistenza del progetto e possibili sviluppi.
Le conferme sull’esistenza della “die Glocke” arrivarono subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, vale a dire quando molti nazisti iniziarono ad essere processati dai tribunali per crimini di guerra, atrocità e violazioni dei diritti umani. Tra gli imputati vi fu anche l'ex colonnello delle SS Jakob Sporrenberg, temuto alto ufficiale nazista, che un tribunale polacco dichiarò colpevole dell'omicidio di 60 tra ingegneri, scienziati e tecnici tedeschi. Sporrenberg , sotto giuramento, confermò l’esistenza della “Campana” rivelandone alcuni dettagli tecnici e, nel descrivere la segretezza che circondava il progetto, ammise senza alcuna remora le esecuzioni del personale scientifico all’approssimarsi dell’esercito sovietico al villaggio di Ludwigsdorf, oggi noto come Ludwikowice, giustificandole come l’estremo tentativo di tener segrete ai nemici le informazioni su questa straordinaria tecnologia.


L’ufficiale, nel corso del dibattito processuale, ha poi più volte ribadito quanto “la Campana” fosse tecnologicamente avanzata per i tempi, affermando che quando questa veniva attivata produceva un sibilo, o ronzio, tale da essere soprannonminata "der Bienenstock", che in tedesco significa "l’alveare". Alla fine del conflitto, sempre secondo l’ufficiale tedesco , il prototipo venne trasferito in una base segreta in Norvegia.
Più recentemente, il ricercatore Igor Witkovsky, scrittore, editore e giornalista militare polacco contemporaneo, pubblicò nel 2003 "Nowa Pravda o Wunderwaffe", che significa "La verità sull'arma miracolosa". Il testo, basato sull’analisi della registrazione della deposizione di Sporenberg davanti al tribunale polacco, presenta per la prima volta al pubblico alcuni documenti, inerenti la “Campana”, che Witkovsky dichiara di aver ricevuto da una fonte anonima che lavorava per i servizi segreti polacchi. Tuttavia, è bene precisare che lo scrittore ricevette solo la trascrizione del contenuto documentale, in quanto la misteriosa fonte dichiarò di non aver avuto modo di fotocopiare il materiale originale. Le informazioni ottenute indicano che cinque dei sette ingegneri chiave coinvolti nel progetto “die Glocke” morirono durante i test di collaudo e che i resti del “banco di prova” del dispositivo si troverebbero in una struttura in cemento sita all’interno di una miniera a Venceslao, distante un paio di chilometri dal tunnel d’ingresso alla base ”Riese”.
Un altro importante contributo alla ricerca sulla veridicità del progetto “Glocke” è stato fornito da Nick Cook, giornalista e scrittore specializzato in questioni militari, e da un altro autore, Henry Stevens. Nel suo libro "Hunt for Zero Point", Cook, ha rilanciato la ricerca di Witkowski arricchendola delle sue intuizioni e scoperte; egli ritiene infatti che la “campana” venne trasferita negli Stati Uniti in seguito ad un accordo tra il generale Kammler ed alcuni funzionari americani. Henry Stevens, dal canto suo, nel suo libro del 2007 “Hitler's Suppressed and Still-Secret Weapons, Science and Technology”, racconta la testimonianza di uno scienziato tedesco, tale Otto Czerny , il quale dichiarò di aver ricevuto informazioni in merito ad una particolare tecnica del Terzo Reich che, tramite uno speciale specchio concavo posto all’interno del dispositivo “Glocke”, quest’ultimo poteva essere usato come una sorta di “crono-visore” in grado di proiettare immagini del passato.
Gli scrittori Jim Maass e Joseph P. Farrell, hanno successivamente proposto la teoria secondo cui “die Glocke” sia stata spostata in Sud America o addirittura in Antartide dove i nazisti, scampati alla cattura, riuscirono a riparare poco dopo la fine del conflitto. In questi luoghi, sarebbero poi continuate con successo sia le sperimentazioni che le migliorie al dispositivo, permettendo ai tedeschi di arrivare alla produzione in serie di velivoli altamente tecnologici, del tutto o in parte, simili ai moderni UFO. Osando ancora di più, i due autori affermano che i tedeschi riuscirono ad implementare i propri successi grazie alla continua “interazione” con intelligenze non umane”, in comunicazione con loro mediante canalizzazione di alcuni medium.
Nel quadro generale che vedrebbe “die Glocke” come il frutto degli sforzi post bellici dei tedeschi scampati alla resa, va citato un insolito evento, datato 9 dicembre 1965, che potrebbe avere in qualche modo a che fare con la questione “die Glocke”: un oggetto volante non identificato di forma campanulare, simile a una ghianda, stando alle cronache, si schiantò nei pressi di Kecksburg, Pennsylvania, negli Stati Uniti. Questo evento, noto nell'ambito dell'ufologia come “Caso Kecksburg”, ebbe come protagonista del presunto incidente un oggetto che, stando ad alcune delle numerose testimonianze, presentava strane iscrizioni simili a rune, come quelle descritte sulla campana nazista. Lo strano congegno venne poi recuperato rapidamente dai militari che si occuparono anche di bonificare l’intera area, eliminando qualunque traccia dell’impatto. Tuttavia, l’episodio ebbe parecchi testimoni e la singolarità dell’evento restò talmente impressa nella mente e nei ricordi degli abitanti di Kecksburg che da allora, ogni anno a dicembre, viene tenuto un “festival” commemorativo dell’incidente, caratterizzato dalla presenza di feticci e statue che riproporrebbero l’oggetto campanulare precipitato. Sulla scorta di questo evento e sulla base delle ipotesi suggerite da Maass e Farrell, potrebbe non essere un azzardo asserire che l'UFO di Kecksburg, fosse il prototipo di un velivolo prodotto dagli statunitensi a partire dai progetti/prototipi originali di “Die glocke”, portati in USA da Hans Kammler nell'ambito dell' operazione “Paperclip".








Feticcio della “ghianda” di Kecksburg e articolo del giornale dell’epoca con disegno, ricavato dai testimoni, del presunto oggetto schiantatosi
Le prove sull'esistenza di “die Glocke”, secondo alcuni, non si limiterebbero solo alla testimonianza di Sporenberg e alle ipotesi precedentemente proposte. Recentemente, alcuni ricercatori di “confine” hanno infatti indicato nei quadri dell'artista tedesco Charles A. A. Dellschau, risalenti alla fine del XIX secolo, un ulteriore prova sia dell’esistenza del dispositivo sia del fatto che il suo design fosse addirittura conosciuto molto prima degli anni ’40. Secondo questa teoria, Dellschau, pare abbia realizzato i suoi dipinti sotto l’influsso telepatico di “intelligenze non umane”, disegnando figure estremamente dettagliate di velivoli tecnologicamente avanzati a cui si sarebbero ispirati decenni dopo i nazisti. La biografia dell'artista presenta poi un fatto singolare su cui vale la pena riflettere: trasferitosi da Berlino negli Stati Uniti nella seconda metà dell’800, fondò presso la città californiana di Sonora, tra il 1908 ed il 1921, il German-Sonora Aero Club Collective, una misteriosa associazione dedita alla progettazione di velivoli innovativi e futuristici. Le opere di Delschau ritraenti misteriosi velivoli campanulari sono centinaia e non può trattarsi di una semplice coincidenza.


Alcuni esempi dell’arte di Dellschau
Speculazioni? Forzature? Può darsi. Ma la Storia, quella con la S maiuscola, ci ha più volte insegnato che, per quanto incredibili e difficili da accettare, certe storie, certi fatti, hanno un fondo di verità perché, come direbbe Pinotti, “dove c’è tanto fumo, solitamente c’è anche l’arrosto”.









