I misteri del triangolo del Tirreno

Il "Triangolo del Mar Tirreno" è una zona misteriosa ed enigmatica, in cui sono stati riportati numerosi fenomeni inspiegabili

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CUN Sicilia

8/20/202422 min read

I misteri del "Triangolo del Tirreno" di Andrea Raito

Il "Triangolo del Mar Tirreno" è una zona misteriosa ed enigmatica, in cui sono stati riportati numerosi fenomeni inspiegabili al pari dei più celebri " Triangolo delle Bermuda", "Triangolo del Diavolo", "Triangolo dei Grandi Laghi". In questa ampia area marittima, circoscritta a nord dall'Isola d'Elba, a est dalle coste occidentali della penisola italiana, a ovest dalla Sardegna e a sud dalla Sicilia, si sono infatti verificate sparizioni o criptici incidenti di navi e aeromobili, ondate anomale, numerosi avvistamenti di oggetti volanti non identificati e USO, per non parlare di altri incomprensibili eventi come, anomalie radio, elettromagnetiche e boati "fantasma".

L'area in questione è notevolmente militarizzata data la presenza di molteplici installazioni strategicamente rilevanti come Sigonella, il poligono di Perdasdefogu, Decimomannu, la "Naval Support Activity" a Napoli, base della VI Flotta USA, il Centro Radar di Licola, solo per citarne qualcuna. La massiccia attività militare è stata usata da molti per giustificare gli strani fenomeni della zona, imputati, superficialmente e sbrigativamente, ad esercitazioni e sperimentazioni varie. Mistero risolto dunque? Niente affatto, proprio perchè gli stessi miltari sono stati e sono tutt'oggi, testimoni delle strane anomalie del "triangolo". Quanto affermato è supportato, per esempio, dal breve dossier informativo inviato nel 1978 dallo Stato Maggiore della Difesa a Roberto Pinotti, in qualità di Presidente del CUN, e al Ministero della Difesa, relativo a cinque clamorosi ed inspiegabili avvistamenti di oggetti volanti non identificati, 4 dei quali verificatisi proprio a ridosso del "Triangolo del Tirreno"; tra questi, il più importante, l'avvistamento UFO su Elmas (Cagliari) effettuato, nell'ottobre del 1977, da elicotteristi in forza all'Aviazione leggera dell'Esercito Italiano che portò, per la prima volta nel nostro paese, all'apertura di un'inchiesta ufficiale da parte delle autorità militari. La casistica UFO del "Triangolo" è ricca di testimonianze, molte delle quali persino supportate da foto, video e rilevamenti fisici, rilasciate da militari ed appartenenti alle varie Forze dell'Ordine, a cui vanno ulteriormente aggiunte quelle altrettanto numerose e documentate registrate da civili.

Il mistero si infittisce ulteriormente quand'anche gli oggetti non identificati vengono avvistati in mare aperto, per di più, protagonisti di manovre eccezionali come l'emersione dalle profondità marine o i cosidetti "splash-down", cioè immersioni. Proprio a tali USO (Unidentified Submerged Objects) sono stati ascritti alcuni fra i più enigmatici naufragi avvenuti nel cuore del "Triangolo del Tirreno". Quanto accaduto, a largo di Ischia, al "Carmela Madre", nel 1984, ne è un esempio; il peschereccio campano affondò inspiegabilmente a seguito di una probabile collisione, in mare aperto, con chissà quale oggetto; emblematica l'ultima comunicazione radio partita dalla nave, effettuata da Salvatore Cozzolino, una delle vittime del naufragio: "Ora devo interrompere, c' è una luce, abbiamo una nave a prua...". Ma era veramente una nave, o qualcosa di diverso e mal interpretato? Questo interrogativo se lo pose, all'epoca, anche un tabloid americano, il "Sun", edito in California, che dedicò un'articolo alla triste vicenda intitolato "Curse of Triangle of the Damned", in cui veniva rilanciata sia l'ipotesi che a causare l'incidente fosse stato proprio un UFO, sia il fatto che il Tirreno fosse da considerarsi una sorta di

"Triangolo dei Dannati". Ma il "Triangolo del Tirreno" è temuto tanto da marinai quanto dai piloti d'aerei, militari e non, in quanto teatro di diverse ed irrisolte sciagure aeree. Guardando l'area, viene infatti subito in mente, e non a caso, la tragica fine del DC-9 ITAVIA avvenuta il 27 giugno 1980; l'aereo, partito da Bologna e diretto a Palermo, scomparve improvvisamente dai radar mentre si avvicinava all'isola di Ustica. Gli investigatori, da allora, hanno tentato di ricostruire l'accaduto, ma non sono mai stati in grado di stabilire con certezza cosa accadde effettivamente all'aereo. Si parlò di bomba a bordo, di cedimento strutturale, per poi approdare, alla tesi dell'abbattimento per errore, operato da un non ancora identificato velivolo. Questo incidente ha aperto la strada anche a numerose speculazioni, alcune delle quali molto coraggiose; nel 1986, per esempio il pilota, oggi colonnello in congedo dell’Aeronautica Militare Italiana, Roberto Doz ipotizzò un'impatto accidentale tra il DC-9 ed un UFO. Ma è con Umberto Telarico, coordinatore CUN per la Campania, che nei primi anni del 2000 viene rilanciata l'ardita ipotesi, secondo cui il velivolo ITAVIA sia stato abbattuto per errore da velivoli NATO intenti ad intercettare uno o più oggetti volanti non identificati visti in prossimità del volo civile. Sebbene considerata un'ipotesi ai limiti della fantascienza, essa è invece frutto di un corposo studio (disponibile gratuitamente online in formato PDF, di cui invito alla lettura), basato su molteplici dati oggettivi ed inoppugnabili come, per esempio, i tracciati radar, da cui effettivamente si rileva la presenza, più e più volte, vicino al DC-9, di uno o più oggetti volanti non identificati, quindi UFO veri e propri.

Lo studio di Telarico offre ulteriori spunti riflessivi riuscendo a dimostrare che, negli ambienti di marina e aeronautica, esiste una consolidata consapevolezza circa la pericolosità e l'alone di mistero che permea il "Triangolo del Tirreno". Esplicativo di quanto su detto sembra essere lo stralcio di una comunicazione radio intercorsa tra il maresciallo Marzulli, del centro radar di Martina Franca, ed il suo comandante, effettuata nella notte tra il 27 ed il 28 giugno 1980:

Marzulli: “Pronto?

Comandante : “Sì sono il comandante, buonasera….c’è niente di nuovo?

M.: "E no comandante, sembra che ormai sia caduto”.

C.: “Ma dove?

M.: "L’ultimo riporto è stato quello dell’Ambra 13 alfa, poi dopo non hanno più saputo notizie […] c’era abbastanza vento, il tempo cattivo […]”.

C.: “Anche nuvolosità?

M.: “Sì, penso che ci sia anche nuvolosità […] sembra che sia un aereo dell’Itavia, un DC-9 da Bologna a Palermo. È maledetta quella zona, comandante”.

C.: “Puttana eva”.

M.: “Eh, sembra il triangolo delle Bermuda! […]”.

C.: “Grazie”.

M.: “Buonasera”.

(Fonte: “la Stampa” del 6 ottobre 1991, pag. 8, Cronista Giovanni Bianconi).

Superfluo dire che, ancora oggi, "l'enigma Ustica" è ben lungi dall'essere stato risolto.

Nonostante la dinamica degli eventi resti ancora insoluta, l'incidente di Ustica ha lasciato dei rottami su cui è stato possibile effettuare delle perizie, cosa invece non possibile per un'altro misterioso evento accaduto due anni prima, sul tratto di mare tra Ustica e Palermo, ad un aereo privato, scomparso inspiegabilmente e mai più ritrovato. L'aereo è il Myster, siamo nel febbraio del 1978, e a bordo ci sono Bepi Cajozzo e due piloti milanesi, Antonio Marchese ed Ernesto Carcano. Alle 16,08 il jet appare come un piccolo segnale sullo schermo radar dello scalo di Punta Raisi. Sta rientrando da Roma, quando in meno di un istante il puntino, che segna la rotta del Myster, sparisce all'improvviso dai radar per non riapparire più. Le ricerche partirono tempestivamente, si pensò ad uno schianto in mare da qualche parte vicino Ustica; quella zona, scandagliata in lungo e in largo, non rivelò alcun relitto o rottame che potesse suffragare l'ipotesi dell'incidente. Cosa accadde al Myster? Può un aereo sparire così, nel nulla, senza lasciare alcuna traccia? Può non esistere, dopo più di quarant'anni, alcun indizio su quanto accadutogli? Evidentemente si ed è quello che è successo.

Un altro evento simile si verificò il 27 Aprile 2013. Questa volta a sparire fu un piccolo Cessna, con una sola persona a bordo. L'aereo decollato da Nizza e diretto a Salerno sparì dai radar in una zona compresa tra l'isola d'Elba e la costa campana. Le ricerche in mare videro coinvolti gli uomini della Guardia Costiera di Imperia e della Guardia Costiera di Sarzana (SP) e un velivolo ATR 42, per moltissime ore. Le operazioni furono guidate dalle autorità marittime francesi, che impiegarono alcune imbarcazioni e pure due elicotteri. Ma anche in questo caso, tutte le ricerche diedero esito negativo. Tra incidenti inspiegabili ed enigmatiche sparizioni trovano posto i cosidetti "air-miss", cioè le mancate collisioni in volo tra velivoli convenzionali ed oggetti volanti non identificati. Anche in questo caso la casistica, che riguarda sia piloti di voli civili che militari, è vasta ed impossibile da riportare per intero. Molti di questi episodi sono stati raccolti e verbalizzati dal II Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, oggi ribattezzato RGS, Reparto Generale Sicurezza. In uno dei tanti rapporti, reso pubblico e riportato da diversi quotidiani, si può leggere quanto accaduto la mattina del 15 maggio 1982:

"Il Comandante Pilota ed i passeggeri di un DC-9 dell’ATI (volo AZ-1122) proveniente da Milano e diretto a Palermo, in un punto tra le isole di Ponza ed Ustica - quando era ancora a circa 9000 Mt. di quota - segnalano un ennesimo allarmante “incontro ravvicinato” con “qualcosa” nel cielo. Undici minuti prima dell’atterraggio all’aeroporto palermitano di Punta Raisi, il comandante Salvatore Morabito si è messo in contatto radio con il centro radar di Roma Ciampino per segnalare un inconveniente di volo: una sorta di forti “onde d’urto” come prodotte dal passaggio e/o esplosione di qualcosa nelle vicinanze dell’aereo civile. Inoltre, alcuni passeggeri del DC-9 appena sbarcati a Palermo hanno riferito di aver visto “un oggetto velocissimo, che lasciava una scia di fumo, sfiorare l’aereo sul quale viaggiavano e di aver sentito, contemporaneamente, una forte vibrazione che ha provocato allarme e spavento tra i viaggiatori”. In merito al caso, il supervisore operativo del centro radar di Roma ha affermato: “Noi abbiamo preso atto della dichiarazione del comandante Morabito e non abbiamo motivo di metterla in dubbio. Ora si tratta di valutare un rumore come il botto segnalato e questo è oggettivamente difficile”. All’ora in cui è stato denunciato il fatto, era in corso nel mar Tirreno un’esercitazione aero-navale di forze NATO denominata Distant Drum (“tamburi lontani”) 82, iniziata alle ore 09.00 e terminata alle ore 13.00. L’esercitazione in questione si è tenuta a circa 80 miglia a sud-ovest di Napoli, in un’area di mare aperto compreso all’incirca tra la Sardegna ed il confine tra Campania e Calabria. Ad essa hanno partecipato, oltre a numerose navi militari americane ed italiane, una ventina di aerei decollati dalla portaerei Eisenhower ed altri velivoli partiti dalle basi italiane a terra di Gioia del Colle (in provincia di Bari) e Grazzanise (in provincia di Caserta). Secondo quanto hanno riferito i giornalisti che vi hanno assistito, nell’ambito di detta esercitazione è stato effettuato un attacco aereo simulato (cioè senza l’uso di proiettili) nel tratto di cielo sovrastante la portaerei e le navi di supporto. Inoltre, aerei hanno attaccato e bombardato obiettivi-bersaglio posti a circa un miglio di distanza dalla portaerei USA. Dal comando dell’esercitazione non è stato segnalato l’utilizzo di missili.

Fonti: “la Nazione” del 16 maggio 1982; “Corriere della Sera” del 16 maggio 1982, pag. 7; “la Stampa” del 16 maggio 1982, pag. 1; “il Tempo” del 17 maggio 1982, pag. 18;“il Giornale” del 17 maggio 1982, pag. 1 e del 19 maggio 1982, pag. 20; “Lotta Continua” del 18 maggio 1982, pag. 3; “il Giorno” del 3 febbraio 1984, pag. 7.

Alla lista di anomalie del "Triangolo del Tirreno" si aggiungono poi quelle di matrice elettromagnetica. Principe di tali episodi è quanto accaduto a Caronia e Canneto di Caronia, a partire dal 2004 al 2014. La vicenda, ormai nota ai più, ci presentò ben due possibili scenari: il primo, che Canneto e Caronia fossero oggetto di un irraggiamento di microonde ad alta frequenza provenienti dal prospiciente mare e aventi, però, sorgente ignota; il secondo, elaborato dalla'inchiesta della Procura di Patti (ME), secondo cui, invece, gli incendi fossero di origine dolosa. Peccato che in questo ultimo caso, le prove raccolte dagli inquirenti, spiegassero solo gli incendi del 2014 omettendo di spiegare, però, le innumerevoli anomalie manifestatatesi a tanti testimoni, militari e scienziati governativi compresi. Ma allora cosa accadde di preciso in quei luoghi? Ancora oggi è difficile dare una spiegazione esaustiva, perchè si trattò della compresenza di fenomeni solo apparentemente slegati fra loro ma che potevano avere invece un unico denominatore. Ma quale? Extraterrestri o armi sperimentali? Non solo, dunque, roghi dovuti ad anomale combustioni, ma avvistamenti multipli di UFO e USO, inquietanti e non identificate "presenze", morte improvvisa di alcuni animali, strani malesseri, verdure multicolori, black-out inspiegabili, persino un'air-miss che coinvolse un elicottero della Protezione Civile. Unica certezza è che, realmente ed incontestabilmente, le piccole frazioni messinesi furono al centro di una qualche attività, che potremmo definire eufemisticamente, "non convenzionale".

"Non convezionale" è anche quello che si manifesta, da decenni a questa parte, all'interno della galleria Tremonzelli, lungo tunnel dell'autostrada Palermo-Catania, in cui si assiste a combustioni veicolari spontanee ed inspiegabili, a black-out delle componenti elettroniche delle auto,

all'attivazione/disattivazione di optional nei mezzi transitanti. Anche in questa circostanza il mistero permane nonostante le investigazioni di diversi esperti.

Ultimo, non per importanza, tra i fenomeni riscontrati nel " Triangolo del Tirreno" è quello dei boati

"fantasma". Si tratta, appunto, di forti ed improvvisi boati, a volte ripetuti e ritmici, simili a cannonate o a esplosioni, la cui origine resta ignota. Si è provato a spiegare tali rumori in parecchi modi: "bang" sonici prodotti da jet militari, attività sismica, generica attività antropica. Purtroppo, anche in questo caso, il mistero è rimasto insoluto, con gli esperti che, innanzi a molti casi segnalati, hanno potuto solo escludere le possibili cause ordinarie. In alcune circostanze, in concomitanza dei boati, sono stati segnalati eventi accessori come la comparsa in cielo di strane "foschie" verdi o bluastre e black-out. Sono tante le zone del "Triangolo del Tirreno" ad essere interessate dai boati "fantasma", tra queste ricordiamo l'isola d'Elba, le Isole Eolie, la Sicilia occidentale.

Un caso emblematico, che da solo riunisce i fenomeni fin qui trattati , si verificò il pomeriggio del 15 gennaio 1990 nel mar Tirreno meridionale. Tutto ebbe inizio alle ore 16.30 circa quando alcuni pescatori di Stromboli avvertirono la locale Stazione dell’Arma dei Carabinieri di aver udito un forte “boato” mentre erano al largo con le loro imbarcazioni. A dare ulteriore credito alla cosa, si aggiunse - quasi contemporaneamente - la segnalazione, proveniente dalla stazione del Soccorso Aereo di Catania, relativa al ricevimento di un messaggio radio lanciato da una portaerei francese in navigazione al largo delle acque siciliane. Detta unità militare aveva segnalato l’improvvisa scomparsa, dai propri schermi radar, del segnale (plot) relativo ad un velivolo non identificato presente fino a qualche secondo prima.

L’allarme fu, così, immediatamente diramato alle competenti autorità militari italiane. Nel frattempo, un elicottero che si era già levato in volo dalla portaerei francese alla ricerca delle tracce di un eventuale incidente, rientrò alla propria base mobile senza aver avvistato alcunché di anormale. Intanto, da Catania, decollò un aereo Atlantic Breguet dell’Aeronautica Militare Italiana che si diresse verso il golfo di Policastro (nel salernitano), ritenuta zona del possibile incidente. Per proseguire ed allargare l’area delle ricerche, si aggiunsero poi altri tre aerei militari F-104 italiani provenienti dalla base della Aeronautica Militare di Grazzanise (nel casertano), un elicottero tipo HH-3F del 15° Stormo Aereo di Ciampino, e una nave della Marina Militare Italiana salpata dal porto di Napoli. Intanto, una nuova segnalazione (di cosa, però, non viene precisato) fece ritenere che l’incidente fosse avvenuto a 5 miglia a nord-est di Stromboli.

Successivamente venne precisato che la zona interessata era, invece, molto più distante dal punto in questione; pertanto, l’aliscafo Botticelli della Siremar, che in un primo momento era stato dirottato, riprese la sua rotta normale. È a questo punto che l’allarme per la scomparsa in mare di un velivolo sconosciuto al largo del golfo di Policastro, si “tinse ulteriormente di giallo”. Nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno, difatti, l’Azienda Autonoma di Assistenza al Volo (ANAV), ente preposto al controllo radar dello spazio aereo italiano, diffuse un comunicato nel quale si escludeva “categoricamente” la sparizione di un qualunque velivolo (aereo o elicottero) civile “che volasse nello spazio aereo italiano sotto controllo radar o che volasse a vista con un regolare piano di volo”. Contemporaneamente, l’Aeronautica Militare Italiana escluse “tassativamente” che mancasse all’appello un qualsiasi velivolo militare italiano o statunitense. Infine, nella tarda serata, l’Ufficio Stampa del Comando della Terza Regione Aerea comunicò che le ricerche coordinate dal Terzo ROC di Martina Franca (Taranto) erano state definitivamente sospese.

Fonti: “il Giornale d’Italia” del 17 gennaio 1990, pag. 9, Cronista Salvatore Arcella; “il Giornale di Napoli”, ed. ult.me del 17 gennaio 1990, pag. 5

Le spiegazioni su cosa produca i fenomeni fin qui analizzati sono molteplici; alcuni suggeriscono che il "triangolo del Mar Tirreno" possa essere un luogo in cui si verifica una particolare attività sismica vista la presenza di numerosi vulcani sottomarini ma , ad oggi, non esistono dati concreti che possano confermare tale teoria. Altri e più arditi ricercatori "di confine"sostengono che la zona potrebbe essere un portale per altri mondi o dimensioni o possa addirittura ospitare una "base extraterrestre" nelle profondità marine. Tuttavia, anche tali teorie sono basate solo su speculazioni non suffragate da alcuna prova.

In conclusione, il "triangolo del Mar Tirreno" rimane una zona misteriosa e affascinante. Nonostante ci siano stati numerosi tentativi di trovare spiegazioni, razionali o meno, per i fenomeni anomali, finora sono state prodotte solo teorie e supposizioni. Che siano mere coincidenze, attività paranormali, alieni o altro, quel che è certo è che il "triangolo del Mar Tirreno" resta un punto di riferimento per curiosi ed appassionati di mistero e fenomeni inspiegabili.

Andrea Raito