Intervista a Stanton Friedman

CULTUREINTERVISTE

Davide Ferrara

1/1/20242 min read

Ho intervistato Stanton T. Friedman in occasione della sua visita a Catania nel maggio 2017. Giorno 15 ha tenuto una interessante e affollata Conferenza, organizzata dalla sezione CUN della Sicilia, dal titolo “Ufo & Science”. Prima di fare ritorno in Canada ci ha concesso questa interessante intervista dove ci ha chiarito e ribadito il suo pensiero su alcune questioni ufologiche e anche altro. Dopo la sua scomparsa nel 2019 ritengo interessante proporla in questa sede.

Buona Lettura

Davide Ferrara

Buongiorno Mr.Friedman e benvenuto in Sicilia.

D. All’inizio della tua carriera come ingegnere, hai lavorato su motori ad energia nucleare per essere usati su aeroplani. E’ passato molto tempo da allora, ma pensi che, alla luce delle nuove tecnologie, questo programma possa essere ripreso per equipaggiare i moderni razzi? O qualcosa è continuato in segreto?

R. Non credo che quel programma sia proseguito in segreto. Era un grosso progetto per il 1958. Furono investiti 100 milioni di dollari. Furono impiegate 3400 persone, operai, tecnici, ingegneri, scienziati. Non abbiamo mai costruito un aeroplano a propulsione nucleare ma abbiamo condotto test positivi su motori. C’erano tre differenti gruppi che se ne sono occupati. Il gruppo Westinghouse, dove ho lavorato io, ha testato un motore da 1100 megawatt, che era la metà di quello testato da Aerojet General, mentre il più potente fu quello testato dal gruppo di Los Alamos, che arrivò a 4.400 megawatt con temperature dell’idrogeno riscaldato nel reattore fino a 4000 gradi Fahrenheit. Tutti i test furono positivi ma il programma fu cancellato lo stesso. Io sono convinto che se si fosse usato un motore simile per il secondo o terzo stadio di un razzo moderno la capacità di carico da mandare in orbita sarebbe aumentata in maniera vertiginosa.Quindi se si voleva continuare e non terminare i test nel 1962, si poteva andare avanti per poter mandare una missione su Marte con la propulsione nucleare. Sono progetti molto costosi, certo se c’è interesse dal punto di vista militare il nucleare viene sviluppato; per esempio la marina statunitense ha costruito portaerei con propulsione nucleare con una autonomia di 18 anni, sottomarini che possono stare in immersione senza mai emergere e pensa che solo quest’anno spendiamo in spese militari mille miliardi di dollari. E’ uno strano pianeta questo.Ci sono migliaia di bambini che muoiono di fame mentre si preferisce spendere certe cifre per guerre che uccidono altri uomini. La gente mi chiede perché gli alieni vengono qui. Una delle ragioni è metterci in quarantena. Cinquanta milioni di persone sono state uccise durante l’ultimo conflitto. Mille e settecento città distrutte. Una bomba atomica è stata usata nel 1945 dalla potenza equivalente a ventimila tonnellate di dinamite. E nel 1952 la prima bomba all’idrogeno con una potenza di dieci milioni di tonnellate di dinamite. E in Russia una da 57 milioni di tonnellate di dinamite. E non ne abbiamo una ma tante. Ed è chiaro che siamo pronti ad usarle. Vuoi che gli alieni non abbiano visto ciò? E per questo motivo che sorvolano le basi che ospitano i missili nucleari e che li disattivano come è già successo.

D. Pensi che anche i russi abbiano lavorato a motori a reazione nucleare?

R. Secondo me se ne sono occupati ma non so in realtà a che punto siano arrivati. L’interesse c’era senza dubbio.

D. Secondo te, per viaggiare nello spazio, possiamo procedere con quello che abbiamo o abbiamo bisogno di una tecnologia totalmente nuova?

R. Nel 1962 ho lavorato per la realizzazione di un motore a fusione nucleare per i viaggi interstellari. Ma per fare ciò ci volevano grandissimi investimenti e se il Governo li avesse concessi saremmo andati molto avanti in questo campo. Nello spazio profondo dove non c’è nulla penso si debba usare la propulsione nucleare mentre nell’atmosfera al contrario suggerisco la propulsione magnetoidrodinamica, sfruttando un alone di plasma intorno alla nave e contrapponendo campi elettrici e campi magnetici ad angolo retto. Quando feci una ricerca nel 1970 sul termine “magnetoidrodinamica” trovai oltre 900 documenti governativi ma il 90 % di questi erano classificati. Quindi secondo me c’è tutt’ora un grande lavoro segreto. Quindi si potrebbe realizzare una grande astronave madre a propulsione nucleare per i lunghi viaggi e piccoli moduli a propulsione magnetoidrodinamica, che sfruttano come fluido il plasma, per calarsi nelle atmosfere dei pianeti. E questo vale anche per gli UFO.

D.Spostiamoci ora su argomenti prettamente ufologici. Hai mai visto un UFO?

R. No, non ho mai visto un disco volante. Preferisco il termine disco volante. O il termine UFO disco volante. Ma ho passato 14 anni della mia vita a cacciare neutroni e raggi gamma!

D.Veniamo ora ad un argomento che appassiona diversi membri del CUN Sicilia ovvero il caso Roswell. Come ti sei interessato al caso e come hai incontrato Jessie Marcel Senior?

R. È una storia semplice. Mi trovavo a Baton Rouge, in Louisiana, per promuovere una conferenza che avrei tenuto quella sera alla Louisiana State University. Mi portarono in una stazione televisiva dove dovevo fare tre interviste per tre programmi diversi. Ne feci due e mentre aspettavo di fare la terza e prendevo un caffè con il direttore della stazione questi mi dice che la persona con cui dovevo parlare e su cui dovevo investigare era Jesse Marcel. E chi è costui? Mi venne di dire. La sua prossima frase in risposta ha cambiato la mia vita. Mi disse che era un militare che aveva visto un motore di un disco volante. Cosa? Esclamai sorpreso. Mi disse che viveva a Houma, Lousiana e che aveva letto un articolo sull’argomento nel quotidiano locale di New Orleans. Per il resto della serata le cose andarono bene, registrai la terza intervista e la Conferenza fu un successo. La mattina dopo, mentre ero in aeroporto feci delle indagini e riuscii ad avere il suo numero di telefono. Lo chiamai e mi presentai come un ingegnere che aveva lavorato per 14 anni su motori nucleari e che avevo un permesso. Allora lui mi raccontò la sua storia. A chi mi dice, come mai ti ha parlato di cose così segrete? Rispondo che la sua storia è stata per due giorni all’attenzione di tutta la stampa mondiale. E dopo ti vengono a raccontare che si era trattato di un pallone meteorologico. Io invece fui molto impressionato dalla testimonianza di quell’uomo. Era un ufficiale dell’Intelligence che aveva lavorato nel 509 gruppo bombardieri, che era l’unico al mondo ad avere armi atomiche. Era il gruppo che aveva bombardato Hiroshima e Nagasaki e l’unico ad avere accesso ad altissimi livelli di sicurezza. Pensate che fosse gente, visto che la guerra fredda era già iniziata, che si mettesse ad inventare simili storie? Negli anni successivi ho trovato investigando insieme ad un collega, 60 persone che avevano in qualche modo a che fare con l’incidente di Roswell, e Walter Haut, ufficiale a capo delle comunicazioni della base, mi diede una copia dei suoi rapporti. Era il 1978 e mi parlò di persone che ancora avevano qualcosa da dire. L’evento è successo nel 1947 e parecchi anni sono passati da allora. Penso che in vita ormai sia rimasto solo un testimone. Sono stato a quasi tutti i festival commemorativi a Roswell e per darti un’idea dell’interesse che ancora oggi (2017) coinvolge l’argomento, solo l’anno scorso l’International UFO Museum and Research Center ha avuto 204 mila visitatori, che è una cosa enorme per una città come Roswell e ogni anno migliaia di appassionati da tutto il mondo vengono in quella città per informarsi e visitare quei luoghi. Sono diventato Mr. Roswell e non mi sono mai pentito di avere intervistato Jessie e di avere reso famosa la sua storia, una testimonianza di un ufficiale di alto livello dell’unica base atomica di quei tempi. Anche William Blanchard, che era il comandante della base, divenne generale a 4 stelle e vice capo di stato maggiore dell’USAF, prima di morire a causa di un infarto improvviso. Anche qui abbiamo una persona qualificatissima che non sarebbe mai arrivata ad un livello così alto se non avesse fatto un buon lavoro.

D. Sei mai stato sui luoghi del crash insieme a dei testimoni? E dove?

R. Intendi i testimoni originali?

D. Si, intendo proprio quelli.

R. Sono stato nel luogo del crash e anche in quello del secondo, nella piana di Saint Augustine. E questo passando un po’ di tempo insieme a Walter Haut. Ma cosa vuoi scrivere se ti trovi nel deserto sotto il sole nel mezzo del nulla? E una volta che hai dato un’occhiata ai dintorni è come se avessi visto tutto in zona. Un giornalista inglese mi disse se non era il caso di andare con un metal detector sul luogo per vedere di trovare altri rottami. Gli domandai se fosse mai stato nel New Mexico? Mi rispose di no. Non ci sono strade vicino ai siti dei presunti crash. Si tratta di località veramente remote. Nel New Mexico la densità di popolazione è scarsissima e non ci sono città vicino quei luoghi, se non un ranch. Ricordava Jessie Marcel che un paio di giorni dopo il primo comunicato furono mandati dei militari che ispezionarono i luoghi, la base, il ranch e Blanchard istruì Jessie, lo sceriffo e gli altri sulla versione da dare. Erano terrorizzati che qualcuno stesse spiando l’attività della base e furono raccolti più di due jeep piene di rottami. Materiale molto strano che non si bruciava e, piegato, tendeva a riprendere la sua forma. Ma la cosa strana è che il materiale fu trovato in una vasta area come se il veicolo fosse esploso in aria, per un’avaria o uno scontro. Era difficile da spiegare con la versione del pallone sonda che venne fornita dopo il primo comunicato di Haut. Non c’era nessun cratere e abbiamo fatto l’ipotesi che due dischi si fossero scontrati e che uno dei due sia caduto nella piana di Saint Augustine. In genere il danno è diversoper tutti e due gli aeromobili (ce lo confermò un alto ufficiale) e in questo caso sembra che uno si sia schiantato lontano dal luogo del primo crash. E che, come dicono i testimoni, gli occupanti erano tutti morti.

D. Cosa ti ha detto Jessy Marcel riguardo ai rottami che ha trovato?

R. Marcel ha parlato di due jeep piene di rottami e che questi materiali erano diversi e non convenzionali. Non come quelli che si sarebbero trovati se si fosse trattato di due aerei precipitati. Non c’erano pezzi bruciati, fili elettrici, tubi vuoti o scritte come “made in Salt Lake City”. Niente di conosciuto. Jessie maneggiò questi pezzi, Haut lo fece e tanti altri lo fecero alla base. Se fosse stato uno dei nostri aerei si sarebbero dovuti trovare rottami di diverso genere. La versione fu cambiata in fretta, si parlò di pallone meteorologico; poi è venuta fuori la storia del progetto Mogul, ultrasegreto. Con la storia dei manichini. Dovevano essere alti sei piedi e di legno. Ma lanciati da 40000 piedi dovevano, anche se con un paracadute, andare in pezzi. Il capo del programma (che adesso è morto) ha dichiarato che in realtà i primi lanci furono effettuati per la prima volta molti anni dopo. Non sta in piedi neanche la spiegazione che le uniformi dei manichini rallentassero la caduta. Jessie Marcel non ha mai parlato di tutto questo.

D. Chi fra i testimoni ti ha parlato dei corpi? E cosa ti hanno detto a riguardo?

R. In verità pochissime persone hanno parlato di corpi. La descrizione è che erano molto piccoli, alti quattro piedi, con la testa molto grande e senza denti o naso. Avevano delle grandi orecchie. Non erano creature partorite da un racconto di fantascienza ne un incrocio fra una zebra e un Maori. Come se fossero dei piccoli ragazzini, niente a che vedere con manichini da test.

D. Cosa ne sai della storia degli archeologi in zona che videro i relitti e i corpi?

R. Non so nulla al riguardo ma penso che allora, due anni dopo la fine della guerra, il controllo governativo in certi luoghi vicino basi militari sia stato molto stretto e nulla sarebbe trapelato. Non posso dire nulla a riguardo.

D. Secondo te gli USA hanno costruito aeromobili capaci di volare ad altissime velocità sfruttando la tecnologia recuperata dal crash di Roswell?

R. La mia opinione è no. Sono stato coinvolto in queste ricerche e so quanto siano state costose. Quando ho lavorato nel 1958 per costruire un aeroplano a propulsione nucleare abbiamo speso cento milioni di dollari che, all’epoca era una cifra enorme, impegnato 3400 persone tra cui 1100 erano scienziati e ingegneri ma non siamo arrivati a nulla. Sono tanti soldi per un programma per cui non vedo uno scopo, una ragione.

D. Qual è la tua opinione sul sistema propulsivo degli UFO?

R. Penso che siamo di fronte a due cose. Oggi sappiamo che ci sono da 1 a 1.6 pianeti per le stelle che si trovano nel giro di un centinaio di anni luce, quindi su 10.000 stelle da 10.000 a 16.000 pianeti. Ci sono pianeti ovunque. E non dobbiamo spingerci lontano nella nostra galassia. Come nel caso di Betty e Barney Hill, il famoso caso di rapimento. La mappa stellare che videro nell’astronave rappresentava la costellazione di Zeta Reticuli e questa si trova a soli 39.3 anni luce da noi. Zeta1 e Zeta2 Reticuli si trovano a solo 8 anni luce fra di loro. Sappiamo che la terra esiste da 4 miliardi di anni. Se supponiamo che una civiltà aliena abbia cominciato ad evolversi qualche centinaio di milioni di anni fa sarà sicuramente molto più progredita di noi e sappiamo anche che il progresso tecnologico fa enormi passi in avanti con nuove tecnologie che emergono in modo imprevedibile, il futuro non è solo un'estrapolazione del passato.Ci vogliono nuove scoperte. Se il mondo si unisse in un solo intento, e non capita molto spesso, cioè quello di viaggiare verso le stelle, qualcosa si potrebbe sbloccare. Ma al mondo ci sono problemi più grossi, tanta gente vive ancora nella miseria e se diciamo di voler tornare sulla Luna qualcuno potrebbe dirmi che non è il caso e io non saprei cosa dire.

D. Che opinione ha di Bob Lazar? E di quello che afferma?

R. In realtà ho parlato con Lazar. E ho Investigato su quello che dice. Afferma di essere un fisico nucleare che ha frequentato il MIT e si è specializzato al CALT. Ma con il risultato dei suoi studi non poteva essere ammesso a questi due istituti così prestigiosi. Afferma di aver lavorato a Los Alamos e che gli UFO per la loro propulsione usano 253 pound dell’elemento 115 ma questo decade in due minuti e abbiamo impiegato un acceleratore enorme per 4 settimane prima di ricavarne solo 4 atomi. E’ ridicolo pensare di estrarre energia da questo elemento. Lazar è un ragazzo intelligente ma bisogna analizzare fino in fondo le sue affermazioni ma purtroppo vedo poco di concreto.

D. Cosa puoi dirci sull’Area 51? Qual è la tua opinione?

R. Beh, sono stato nell’ Area 51 e in realtà non è lontana da dove facevamo i test nucleari. E’ una base nata dal bisogno di un posto dove sei lontano da tutto, dove hanno testato l'aereo U-2 e si effettuano tutti i tipi di lavori classificati. Ci sono strutture sotterranee in quel luogo in modo che ci si possa nascondere dai satelliti spia e cose del genere ma, a dire il vero, non ho ancora trovato un collegamento con i dischi volanti.

D. Hai letto il libro di Philip Corso “The day after Roswell”? Cosa ne pensi?

R. Ho incontrato il Colonello Corso proprio quando stava pubblicando il libro per la prima volta e sfortunatamente ho constatato che alcune cose che diceva non erano vere. Sosteneva di essere un membro del National Security Council che è il più importante Ente Civile che riferisce al Presidente. Ebbene ho constatato con i miei occhi, leggendo le carte, che non ha mai partecipato ad una riunione e che non ne ha mai fatto parte. Voglio dire, la sua idea di base è che egli fosse il tramite per trasferire la tecnologia dei microchip dai dischi volanti all’industria. Per ciò che ha rivendicato c’è chi ha vinto un premio Nobel. Mi dà l’impressione che egli volesse apparire più importante di quello che realmente era ma a mio parere non c’entrava niente in quelle faccende. Ha ricevuto il grado pieno di Colonnello solo quando è andato in pensione e quindi secondo me non aveva molto da offrire, una brava persona ma non ha niente da aggiungere alla materia ufologica.

D. Un’ultima domanda. Quali sono i tuoi piani per il futuro? Scriverai qualche altro libro?

R. Non ho nessun piano immediato di scrivere un libro. Sono un po’ decrepito, ho 82 anni e continuerò a girare per Conferenze, dare ancora il mio saggio contributo a questa materia e visitare posti meravigliosi come questo. Grazie.

Grazie a te. E’ tutto.

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