Lo strano caso del Bacino Billings

Articolo di Andrea Raito. IMPORTANTE: ⚠ Disclaimer: alcune fotografie presenti nell’articolo potrebbero risultare disturbanti per i lettori più sensibili. Si consiglia la visione con discrezione.

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4/24/20258 min read

Immerso nel cuore della città di San Paolo, Brasile, il Billings Reservoir, un lago artificiale che si estende per oltre 127 Km, offre un’oasi di salvezza dalla giungla urbana di una delle più grandi e densamente popolate città del mondo. Il nome del bacino lo si deve al suo progettista, l’ingegnere statunitense Asa White Kenney Billings che nel 1927 creò questa grande riserva idrica che ancora oggi fornisce acqua ad oltre 1,8 milioni di persone

Il lago artificiale, circondato da una fitta vegetazione, offre rifugio a chi vuol fuggire dal caos cittadino, con famiglie che organizzano regolarmente pic-nic lungo le sue rive, o dove anche i meno ambienti possono trovare refrigerio durante le calde giornate estive. Un luogo di pace, insomma.

Eppure, il Billings è soprattutto conosciuto per essere stato teatro di una cupa e drammatica vicenda che riuscì a sconvolgere la comunità locale, una vicenda inquietante e dai possibili risvolti paranormali.

Il 29 settembre 1988, un entusiasta bambino di 10 anni, Francisco, si recò al Bacino Billings per divertirsi e dar sfogo alla propria passione per gli insetti che era solito ricercare e catturare lungo le rive del lago dopo la scuola. Quel fatidico giorno di settembre, mentre era intento a setacciare il terreno, notò un nutrito gruppo di avvoltoi a cui si avvicinò spinto dalla curiosità di poterli osservare così da poca distanza. Ben presto, l’entusiasmo del bimbo si trasformò in orrore quando si accorse che i volatili stavano banchettando col cadavere orrendamente mutilato di un uomo. Spaventato a morte, Francisco corse ad allertare i genitori che in breve tempo giunsero sul luogo assieme alla polizia e a diversi gruppi di persone incuriosite dall’intervento massiccio delle forze dell’ordine.

Sebbene fosse noto che le gang criminali di quei luoghi fossero solite lasciar dietro di sé una lunga scia di sangue, con vittime dalle orribili ferite, lo stato in cui venne ritrovato quel corpo vicino le rive del lago artificiale apparì sin da subito fuori dall’ordinario. Le lesioni inflitte all’uomo erano inspiegabili e le autorità decisero di chiudersi nel totale silenzio, senza rivelare alcun dettaglio dell’incidente, coinvolgendo in questa omertà persino i media nonostante la loro fame insaziabile per notizie del genere. Un silenzio che sarebbe durato ben sei anni.

La gente del posto era ben avvezza alle efferatezze delle bande criminali locali, nonché al ritrovamento di cadaveri orribilmente sfigurati in quei luoghi, ma quel macabro ritrovamento unito all’immediato silenzio delle autorità, alla sparizione del cadavere assieme a tutte le prove senza che nessuno nei paraggi se ne accorgesse, al totale silenzio dei media, contribuì ad alimentare un certo grado d’inquietudine fra la popolazione, dando adito alle più ardite speculazioni.

Il totale senso di smarrimento rispetto a quanto successo portò la gente a mettere in giro strane voci. Si disse, per esempio, che l’uomo ritrovato fosse un pescatore della zona, noto per essere un alcolizzato, scomparso circa tre giorni prima del macabro ritrovamento e probabilmente morto per annegamento o intossicazione. Se le cose fossero andate veramente così, non si riusciva a capire perché le autorità, così come i media, fossero state sin da principio così riluttanti a fornire qualsiasi informazione sull’accaduto. Questa versione dei fatti, in assenza di spiegazioni migliori, divenne la più accreditata fra i locali che col passare del tempo misero da parte l’intera vicenda.

Sei anni dopo, nel 1994, l’incidente del Bacino Billings era ormai un evento sbiadito nelle menti degli abitanti di San Paolo; tuttavia, inaspettatamente, un anonimo membro dell’allora governo brasiliano rilasciò i dettagli del misterioso episodio, fornendo ai media persino le foto e i report stilati dalle autorità dell’epoca.

La vittima, un uomo di 53 anni, era un pescatore della zona, noto per essere un attaccabrighe e un grande bevitore che soffriva di epilessia. Apparentemente nulla di così insolito e straordinario da far pensare a chissà quale mistero, eppure i particolari forniti dalla “gola profonda” del governo delinearono uno scenario a dir poco sconvolgente. Secondo queste nuove informazioni, il corpo dell’uomo presentava delle strane mutilazioni chirurgicamente precise ed operate con qualche strumento altamente sofisticato, operate da qualcuno di altamente preparato e soprattutto equipaggiato. Sul cadavere, in più punti, erano presenti degli strani fori circolari, anch’essi precisi e netti, del diametro di circa 4 cm: due praticati simmetricamente ai lati del torace, poco sotto l’arco ascellare, uno al centro dell’addome, all’altezza dello stomaco, ed altri sia negli arti che agli inguini. Il referto autoptico, fornito ai media dall’insider governativo, riportava anche che la povera vittima aveva subito l’asportazione dell’orecchio sinistro, di gran parte della mascella, labbra comprese, delle palpebre e di un occhio. Ma i dettagli inquietanti non erano finiti qui: all’uomo erano stati asportati sia il sangue che alcuni organi interni, probabilmente “risucchiati” tramite una “tecnica innovativa e sconosciuta” dai fori presenti sul cadavere, in quanto erano assenti tagli chirurgici che ne potessero giustificare una convenzionale asportazione.

Il corpo nel suo complesso appariva rimpicciolito rispetto alle dimensioni regolari pre-morte, con il torace infossato perché privo dello stomaco, dell’intestino, del pancreas, del fegato e dei reni. Era stato asportato anche il retto al cui posto vi era un foro ben pulito e regolare, anch’esso mediante meticolosa e sconosciuta tecnica chirurgica. Il corpo non presentava alcun segno di costrizione e gli esami tossicologici certificarono la totale assenza di sostanze stupefacenti o anestetici di qualunque genere. Sulla scorta di questi ultimi dettagli, il medico legale dell’epoca stabilì che l’uomo avesse subito le terribili mutilazioni ed asportazioni mentre era ancora in vita.

L’autopsia stabilì inoltre che la vera e propria causa di morte fosse l’insieme di due fattori: 1) un edema cerebrale, in assenza di però di danni al cranio, che portò il cervello dell’uomo a gonfiarsi, aumentando la pressione intracranica e provocandogli un dolore straziante; 2) un “emorragia acuta” con “causa mortis da stimolazione del nervo vago” ( i nervi vagali sono vitali per il sistema nervoso parasimpatico in quanto responsabili della trasmissione dei segnali tra cervello, cuore e sistema digerente). In sostanza, il povero uomo, provò un dolore così straziante che il nervo vago bloccò il suo corpo, causando un arresto cardio-circolatorio.

Fu così che, sei anni dopo quel tragico settembre 1988, la pubblicazione dei dati autoptici insinuò nell’opinione pubblica il dubbio del cover-up della vicenda. Quando vennero fuori queste nuove notizie, la polizia cercò di depistare i media ed i cittadini di San Paolo dichiarando che si trattava di un episodio passato, tra l’altro verificatosi presso il bacino idrico di Guarapiranga. La disinformazione ebbe vita breve, venendo smascherata quasi immediatamente e suggerendo che dietro l’incredibile vicenda vi fosse qualcosa di grosso da nascondere.

In seguito alle modalità insolite e cruente con cui si verificò la morte del pescatore 53enne , unitamente ai tentativi di depistaggio delle autorità perpetrate sia all’epoca dei fatti che dopo le rivelazioni dell’insider del governo brasiliano, molti ricercatori hanno avanzato due ipotesi per la risoluzione del mistero: 1) l’omicidio del pescatore e le relative amputazioni sono state eseguite da uno o più individui altamente addestrati e attrezzati; 2) dietro questo efferato episodio vi è una matrice di natura sovrannaturale.

La prima ipotesi è stata scartata dalla polizia stessa che, nell’esaminare il luogo del ritrovamento del corpo, non ha mai riscontrato alcuna traccia, segno o indizio che potesse indicare la presenza di altri individui in prossimità del cadavere. Venne anche esclusa la possibilità che l’uomo, magari ucciso da qualche altra parte, fosse stato vittima di un espianto d’organi. L’assenza di ferite chirurgiche ha fatto supporre i medici legali che gli organi siano stati in qualche modo aspirati dai fori sul corpo, danneggiandoli nella loro integrità e di fatto rendendoli inutilizzabili per essere venduti al mercato nero. Si è anche pensato che le terribili mutilazioni, potessero essere state eseguite per torturare l’individuo, ma anche in questo caso ci si troverebbe innanzi a degli assassini con un addestramento ed un equipaggiamento talmente avanzato che gli avrebbe permesso di agire sulla vittima senza l’ausilio di alcun anestetico. Di certo non fu opera di criminali comuni, né tantomeno di membri di qualche cartello della droga locale, in grado si di infliggere torture mortali ed ugualmente mortali ma significativamente meno precisi e raffinati. Alcuni hanno anche azzardato l’ipotesi di un serial-killer, abile tanto quanto il celeberrimo “Jack lo squartatore”, ma dotato di tecniche mai viste in ambito medico-chirurgico.

La seconda ipotesi, ovvero quella relativa al mondo sovrannaturale, nasce dal fatto che alcuni ricercatori di confine hanno notato una certa somiglianza tra il macabro ritrovamento di San Paolo e le così dette “mutilazioni animali”.

In molte aree del globo, in special modo Stati Uniti e paesi del Sud America, a partire dalla seconda metà degli anni’60, furono segnalati i ritrovamenti di cadaveri di animali, specialmente d’allevamento, le cui ferite e mutilazioni erano simili, se non del tutto identiche anche nelle modalità con cui furono operate, al cadavere del bacino di Billings: presenza di fori circolari perfetti e simmetrici, asportazione degli organi e del sangue con tecniche non convenzionali e strumenti altamente avanzati che lasciarono increduli persino gli agenti dell’FBI chiamati dal governo ad indagare su alcuni casi verificatisi su suolo statunitense.

Secondo alcuni, queste misteriose uccisioni sono da imputare ad una creatura, entrata di diritto nella cultura popolare a partire dalla seconda metà degli anni ’90, conosciuta col pittoresco nome di “Chupacabras”. Stando alle numerose testimonianze, questo essere avrebbe le dimensioni di un cane di media taglia, sarebbe caratterizzato da grandi occhi rossi obliqui, una cresta dorsale, lunghi e possenti artigli e possiederebbe una lingua con cui praticherebbe dei fori sulle proprie vittime. Circa l’origine di questa misteriosa entità le ipotesi si sprecano. C’è chi ritiene possa trattarsi di un essere alieno, in virtù di numerose segnalazioni che lo vedrebbero agire contestualmente all’apparizione di UFO; altri, invece, ritengono possa trattarsi o di un esperimento militare sfuggito da qualche laboratorio, o un “criptide”, cioè un animale non ancora classificato ufficialmente. Qualunque origine abbia, esistono numerosi testimoni che giurano di averlo visto all’opera nell’aggredire soprattutto capi di bestiame e occasionalmente esseri umani, a cui tramite le zanne o una particolare lingua, praticherebbe dei fori netti e precisi da cui poi estrarrebbe sia il sangue che gli organi interni. Fori identici a quelli riscontrati sul cadavere del bacino Bellings.