Quando il Cielo Mente: UFO, Governo e il Culto Invisibile del Sacro

Articolo di Federico Carbone

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CUN Sicilia

8/4/20253 min read

“Non tutto ciò che vola viene dal cielo. Alcune cose ci cadono addosso come verità che nessuno vuole raccogliere.”
Diana Walsh Pasulka, American Cosmic

La nuvola che non passa

Washington, 24 luglio 2025.
Il sole picchia su un’estate qualunque e le agenzie rilanciano un titolo del New York Times che non dovrebbe fare rumore.
E invece, lo fa.

L’opinionista Ross Douthat intervista Diana Walsh Pasulka, docente di studi religiosi, esperta di teologia e voce scomoda su un tema che ufficialmente non esiste: la fede nei fenomeni UFO come nuova religione postmoderna.

È un’intervista, ma sembra un interrogatorio al potere.
Quello che emerge non riguarda veicoli non identificati, ma le mani invisibili che li interpretano.
Il sospetto non è più: “Ci nascondono gli alieni”, ma piuttosto: “Ci nascondono la religione"

La nuova teologia dell’esperienza

Pasulka non parla di extraterrestri. Parla di esperienze trasformative.
Chi incontra un UAP (Unidentified Aerial Phenomenon) non torna più lo stesso.
Alcuni lasciano il lavoro. Altri cambiano fede. Nessuno — dice lei — rimane indifferente.

“Sono gli esperienzialisti, una nuova classe di credenti. Non seguono una religione. La vivono.”

I racconti raccolti da Pasulka — da piloti, civili, ingegneri della difesa — non sono diversi da quelli dei santi medievali: luci celesti, messaggi salvifici, presenze intelligenti.
Ma senza chiesa, senza vangelo, senza messa.

È la spiritualità del XXI secolo.
Senza riti, ma con algoritmi.

L’incontro nel convento: UFO o anima del Purgatorio?

Uno dei casi riportati da Pasulka riguarda una giovane suora di fine Ottocento.
Ogni notte, una luce si presenta nella sua cella.
All’inizio nessuno le crede. Poi la madre superiora assiste.
Insieme concludono che si tratta di un’anima bisognosa di preghiere.

Oggi, la stessa scena entrerebbe in un report della NASA.

Pasulka lo dice chiaramente: le visioni mistiche e gli avvistamenti UFO parlano la stessa lingua.
Cambiano solo i nomi. Cambia il lessico. Ma il senso resta: qualcuno ci guarda. Qualcuno comunica.

E il Vaticano, oggi, non ride affatto.

Jacques Vallée: il ponte tra magia e scienza

Jacques Vallée non è un ciarlatano. È un informatico, un astrofisico, un ex collaboratore della NASA.
Ma è anche un eretico.

Sostiene che gli UFO siano manifestazioni ricorrenti di un’unica realtà, che cambia volto a seconda dell’epoca.
Ieri erano fate. Oggi sono alieni. Ma sono sempre loro: manifestazioni intelligenti del mito.

“Non è cambiato ciò che vediamo. È cambiato come lo interpretiamo.”

E se avesse ragione?
Se ogni avvistamento non fosse un segreto tecnologico, ma un messaggio simbolico?
Una funzione del sacro che si manifesta con i mezzi dell’epoca?

Gli scienziati con la fede segreta

Nessuna teoria mistica sarebbe rilevante se non fosse condivisa, in segreto, da parte dell’intelligence.
Ed è questo che Pasulka racconta con freddezza accademica: alcuni scienziati militari studiano la religione per capire gli UFO.

Molti lavorano in centri aerospaziali.
Di giorno analizzano dati. Di notte partecipano a spedizioni non ufficiali.
Cercano relitti, documenti, memorie storiche. Scrivono e-mail cifrate. Consultano teologi.

Uno di loro chiese a Pasulka:
“Ci sono documenti sugli angeli che somigliano a questi esseri? Abbiamo bisogno di capire se è già successo.”

Non è una teoria del complotto.
È una sottocultura interna.
Una religione senza nome. Che si muove nei corridoi della difesa americana.

Il parassita: l’hitchhiker effect

E poi c’è il buio.

Alcuni testimoni — civili, agenti, militari — riferiscono che, dopo un contatto, il fenomeno continua.
A casa. Nel sonno. Nella mente.

Oggetti che si muovono da soli. Presenze. Stati alterati.
Sensazioni di controllo. Sogni ripetuti. Voci.
E poi la malattia. Il lutto. La psicosi.

Pasulka lo chiama hitchhiker effect:

Qualcosa ti segue. Qualcosa che non era tuo, ma ora lo è.”

La Defense Intelligence Agency ne parla in alcuni report interni.
Ma poi li archivia.

Perché il contagio della fede — o della paura — è troppo difficile da spiegare.

Il silenzio rituale: una teologia del controllo

La domanda vera, dice Pasulka, non è “esistono gli UFO?”
È: “Perché non ci raccontano cosa sanno?”

Alcuni agenti ritengono che il fenomeno non sia extraterrestre, ma extradimensionale.
Qualcosa che sfida le categorie.

Ecco perché non se ne parla pubblicamente.
Perché se la realtà non è più stabile, la società crolla.
Le istituzioni cadono. La psicologia si sbriciola.

“Il segreto non è un protocollo. È un dogma.”

Un’architettura del controllo che usa la verità come reliquia.
Non si nega. Non si afferma.
Si custodisce. Come una sacra ostia.

Il cielo come specchio del potere

Alla fine, il sospetto è questo:
non ci nascondono un’astronave. Ci nascondono un culto.
Un culto che non vuole fedeli.
Solo osservatori passivi.

Perché se il cielo è pieno, allora la terra è vuota.
E chi comanda, non può permetterselo.