UAP: Oltre gli Alieni, un Dialogo con gli Antichi Spiriti della Terra?
di Davide Ferrara
CUNCULTUREAPPROFONDIMENTI
Nel rinnovato dibattito globale sugli UAP (Unidentified Anomalous Phenomena), alimentato da ammissioni governative e dati militari, la discussione è spesso polarizzata tra scetticismo e l'ipotesi di visitatori extraterrestri. Tuttavia, in un angolo più riflessivo della ricerca, emergono domande più profonde che sfidano queste comode categorie. Un provocatorio saggio pubblicato sulla rivista accademica Limina — The Journal of UAP Studies incarna perfettamente questa tendenza. L'articolo, intitolato "Understanding UAPs: Surveying the Nature Spirits Hypothesis", a firma del Dr. Travis Dumsday (Concordia University of Edmonton), ci invita a considerare una possibilità tanto affascinante quanto radicale: e se gli UAP non provenissero dalle stelle, ma fossero manifestazioni di un'intelligenza antica e immanente, legata al nostro stesso pianeta? L'ipotesi, nota come animismo, merita un'analisi attenta e bilanciata.




Il tramonto di un'idea: quando l'ipotesi extraterrestre non basta più
Per decenni, l'ipotesi extraterrestre (ETH) ha dominato l'immaginario collettivo e buona parte dell'ufologia. L'idea di esseri da altri mondi che visitano la Terra a bordo di navicelle spaziali era una spiegazione semplice e diretta. Tuttavia, a partire dalla fine degli anni '60, ricercatori pionieristici come John Keel e, soprattutto, Jacques Vallée, hanno iniziato a evidenziare le profonde incongruenze di questo modello. La natura sfuggente, polimorfa e spesso assurda del fenomeno, con le sue manifestazioni che sembravano giocare con la psiche dei testimoni, mal si conciliava con una semplice spedizione esplorativa aliena.
Fu Vallée, nel suo testo capitale Passport to Magonia (1969), a tracciare per primo un parallelo sconvolgente: le storie moderne di incontri con i "grigi" o i "nordici" erano strutturalmente identiche alle antiche leggende su fate, elfi, silfidi e altre creature del folklore. L'ipotesi animista, esplorata da Dumsday, è l'erede diretta di questa intuizione, e tenta di darle una forma concettuale più definita. Dumsday la riassume come la dottrina che propone l'esistenza di "spiriti della natura, viventi o persino personali, che abitano o sono strettamente legati a oggetti, luoghi o processi del nostro ambiente" come rocce, fiumi o temporali.






I punti di forza: una chiave di lettura per l'inspiegabile?
Per quanto controintuitiva, l'ipotesi animista offre una spiegazione sorprendentemente coerente per alcuni dei temi più enigmatici e persistenti della narrativa UAP.
Il messaggio ambientalista: Uno degli elementi più ricorrenti nei racconti di "contattati" è l'ossessivo avvertimento, da parte delle presunte entità aliene, sui pericoli della distruzione ambientale, dell'inquinamento e della guerra nucleare. Dumsday avanza un'ipotesi acuta: se delle intelligenze legate alla Terra volessero proteggere il loro habitat, come potrebbero comunicare con l'umanità del XXI secolo? Apparire come uno "spirito di un albero" sarebbe probabilmente inutile. Manifestarsi sotto le mentite spoglie di un'entità tecnologicamente superiore, un "alieno" appunto, potrebbe essere una strategia di comunicazione molto più efficace per catturare la nostra attenzione.
Connessioni con le culture ancestrali: L'ipotesi trova un forte sostegno nel lavoro di figure come lo psichiatra di Harvard John Mack. Inizialmente cauto, Mack divenne sempre più convinto che le esperienze di incontro con "alieni" fossero collegate alle cosmologie sciamaniche e indigene, che da millenni descrivono interazioni con spiriti di animali, piante e luoghi. In questa visione, non saremmo di fronte a qualcosa di nuovo, ma a un'interazione antichissima che oggi interpretiamo con un linguaggio tecnologico.




Le domande senza risposta: dove la Teoria mostra i suoi limiti
Con grande rigore intellettuale, è lo stesso Dumsday a smontare pezzo per pezzo l'entusiasmo per questa teoria, evidenziandone le profonde debolezze.
Il problema della vaghezza: La critica principale è che "animismo" è un concetto troppo ampio per essere utile. Non impegnandosi con una forma specifica di animismo (come quello Shinto o di una particolare tradizione indigena), è impossibile formulare previsioni verificabili. Di quali spiriti parliamo? Che poteri e motivazioni hanno? Possono cooperare a livello globale?. Senza risposte, la teoria rischia di diventare una spiegazione
ad hoc che si adatta a tutto senza spiegare nulla in modo specifico.
L'incapacità di spiegare i dati "scomodi": L'ipotesi animista entra in crisi quando deve dare conto degli aspetti più oscuri e bizzarri del fenomeno. Dumsday pone domande dirette e brutali: perché le entità mentono o fanno profezie che poi falliscono? Qual è lo scopo dell'ossessivo interesse per le procedure mediche e la violenza sessuale riportate da tanti "rapiti"? Perché una tale sconcertante varietà di navicelle e tipologie di occupanti, quando la coerenza sarebbe più convincente? E, soprattutto, come potrebbero degli "spiriti" produrre effetti fisici così tangibili da lasciare tracce o addirittura, secondo alcune narrative, relitti materiali?
L'inconsistenza del presunto messaggio: Anche l'argomento ambientalista, il più forte a favore della tesi, viene messo in discussione. Se la motivazione principale fosse davvero la salvaguardia del pianeta, perché la stragrande maggioranza degli avvistamenti e degli incontri ravvicinati (CE1-CE4) non contiene alcuna comunicazione di questo tipo?. Non sarebbe più efficace, si chiede Dumsday, una comunicazione diretta e inequivocabile da parte di queste entità, piuttosto che questo bizzarro e contraddittorio teatro di incontri UAP?




Un'ipotesi sbagliata o un prezioso cambio di prospettiva?
L'ipotesi degli spiriti della natura rimane sospesa in un affascinante paradosso. Da un lato, offre una cornice suggestiva e una spiegazione elegante per alcuni temi centrali del fenomeno. Dall'altro, si rivela insufficiente e troppo vaga per dare conto della totalità dei dati, specialmente quelli più strani e fisici.
Forse, però, il suo valore non risiede nella sua correttezza fattuale. Come suggerisce Dumsday, il merito di queste teorie è quello di incoraggiare un lavoro filosofico e interdisciplinare nel campo. Ci costringono a superare il dualismo "scettico/credente" e a porci domande migliori. Invece di chiederci solo "da dove vengono?", ci spingono a domandarci "cosa sono?", aprendo il campo a un dialogo tra fisica, folklore, psicologia e antropologia. E in un campo di studi alla disperata ricerca di nuovi paradigmi, questo è, di per sé, un contributo inestimabile.




